
Chi non si è mai fermato ad ammirare una piazza quando c'è una grande fontana a renderla scenografica? Le fontane danno al paesaggio urbanistico, con il continuo fluire dell'acqua, un senso di vitalità e movimento ininterrotto. Lo sapevano bene urbanisti e scultori seicenteschi, per i quali l'acqua delle fontane rappresentava un punto cardine dell'estetica barocca: il mutamento delle cose e l'instabilità della realtà, soggetta a continua trasformazione.


Cominciamo dalla fontana probabilmente più celebre della città meneghina, quella che dà il nome all'omonima piazza che la ospita. Piazza Fontana nacque verso la fine del Settecento, all'epoca della riorganizzazione urbanistica di Giuseppe Piermarini, il celebre Real Regio Architetto autore del Teatro alla Scala: fu lui, su richiesta di Maria Teresa d'Austria, a realizzare nel 1782 la fontana a tre vasche sovrapposte che sorge al centro della piazza. Nel mezzo due sirene in marmo di Carrara poggiano su delfini, mentre dall'alto l'acqua gocciola su di loro. Anticamente qui si trovava il Mercato del Verziere e l'acqua della fontana aveva anche la funzione pratica di lavare i prodotti ortofrutticoli dei mercanti.

Da qui si può procedere in breve tempo alla volta della Triennale, dove incontriamo la fontana dei “Bagni Misteriosi” di Giorgio De Chirico. Immersa nel Parco Sempione e realizzata nel 1973, la fontana ha davvero qualcosa di “sospeso” e misterioso, in linea con la pittura metafisica del suo autore. I colori vivi delle sue sculture con i due bagnanti che fuoriescono, dal busto in su, dall'acqua rimandano all'infanzia dell'artista vissuta a Volos, bagnata dal mar greco. Un periodo particolarmente felice e quasi mitico per de Chirico, che rivive quel momento come un sogno, richiamato dall'enorme cigno multicolore, e come forza vitale, richiamata dal fondale giallo, il colore del sole. La struttura stessa della vasca, a forma di stomaco, rimanda all'organo in cui il cibo si trasforma in energia corporea.
Un'altra traiettoria ci porta dal centro cittadino verso la Stazione Centrale. Non tutti, per la sua posizione quasi nascosta all'angolo tra via Andegari e Romagnosi, fanno caso alla Fontana dei Tritoni. A prima vista potrebbe sembrare un'opera neoclassica per lo stile e la struttura a tempietto, in realtà è stata realizzata nel 1928 in concomitanza con l'apertura della sede della Cassa di Risparmio, ad essa adiacente. Le due aggraziate figure femminili entro le nicchie laterali, opera di Salvatore Saponaro, rappresentano il risparmio e la beneficenza, emblemi della Cassa di Risparmio, mentre al centro l'acqua sgorga da una grande conchiglia retta da due possenti tritoni.
Più “semplice” nel suo rigore razionale la fontana di Largo Donegani progettata negli anni '50 da Gio Ponti con un tronco di cono rovesciato al centro della vasca, mentre poco oltre in Piazza Sant'Angelo si trova la nota fontana di San Francesco che dialoga con gli uccellini, realizzata dallo scultore Giannino Castiglioni (1928).
Giunti in Piazza Duca d'Aosta, i due suggestivi “faccioni” in stile Art Déco della Stazione Centrale accolgono il viaggiatore con abbondanti getti d'acqua che sgorgano (non sempre, purtroppo) dalle loro larghe bocche.
In altre zone della città alcune fontane hanno suscitato negli anni curiosità e polemiche: su tutte quella che ha sollevato più perplessità e critiche al momento della sua inaugurazione (2000) è la fontana con la scultura “Ago, filo e nodo” in Piazzale Cadorna. Frutto del discutibilissimo riassetto della piazza antistante la stazione operato da Gae Aulenti, “Ago, filo e nodo” è stato realizzato dallo scultore svedese Claes Oldenburg e fa riferimento all'operosità milanese, soprattutto nell'ambito della moda, e ad una città in continuo movimento.
Fu accolta invece con entusiasmo la fiabesca fontana anni '50 dedicata a Pinocchio nei giardini spartitraffico di Corso Indipendenza, dove un sorridente bambino in pantaloncini sulla cima di una piccola stele indica un burattino senza vita e disarticolato ai suoi piedi: “Com'ero buffo quando ero un burattino” recita l'iscrizione sulla pietra. Un omaggio a Collodi e un invito, quasi, a tornare un po' bambini nella Milano che sempre si muove e si trasforma velocemente, proprio come l'acqua.
E tra effetti di luce e un incessante via vai di gente l'acqua è tornata con i suoi zampilli vivaci in una delle più recenti riqualificazioni urbane, la nuova area di Porta Nuova e la sua Piazza Aulenti. Sullo sfondo del Bosco Verticale e dello svettante grattacielo Unicredit, l'acqua è ancora protagonista a Milano.